Cos’è il disturbo dissociativo e come si cura?
In vista del corso di Terapia della Dissociazione Strutturale con Kathy Steele, Onno Van der Hart e Suzette Boon, che si è tenuto dal vivo lo scorso Giugno 2024, abbiamo creato questo articolo informativo.
La personalità e le sue parti
Per comprendere la Teoria della Dissociazione Strutturale, dobbiamo innanzitutto conoscere la personalità, un elemento del carattere che spesso viene considerato come un “modo di essere”. Partendo da questa base, la Terapia della Dissociazione Strutturale sta rapidamente acquistando valore e successo e la sua efficacia comprovata è sempre più evidente.
Secondo l’American Psychological Association (APA) con il termine personalità ci si riferisce alle “caratteristiche e ai comportamenti duraturi che costituiscono l’adattamento unico di una persona alla vita, compresi i tratti principali, gli interessi, le tendenze, i valori, il concetto di Sé, le abilità e i modelli emotivi”.
Esistono diverse teorie sullo sviluppo della personalità, e sebbene tutte concordino sul fatto che la personalità influisce sul comportamento, non tutte sono in linea con la sua comprensione fondamentale.
Le teorie della dissociazione strutturale
La Terapia degli Stati dell’Io (EST), nata con Paul Federn, è stata ulteriormente perfezionata da Watkins e Watkins i quali ne sostengono il ruolo fondamentale nella Teoria della Dissociazione Strutturale. Gli Stati dell’Io rappresentano percorsi neurali che si sviluppano e si organizzano intorno a specifiche epoche, azioni o situazioni, dando collettivamente forma alla personalità di un individuo. Questo processo di combinazione è caratterizzato dall’integrazione e dalla differenziazione degli Stati dell’Io, che subiscono cambiamenti progressivi fin dalla nascita e possono avere vari gradi di flessibilità all’interno dei loro confini.
Possiamo infatti osservare diverse dimensioni degli Stati dell’Io e anche la repressione di alcuni di essi. Inoltre, se ad alcuni Stati dell’Io viene rivolta più energia, questi diventano “il Sé”.
La EST fornisce quindi una base per il concetto di segmentazione della personalità, il quale è basato sui tre pilastri di psicoanalisi, ipnosi e il concetto di dissociazione di Janet.
Come entra in gioco il trauma?
La Teoria della Dissociazione Strutturale parte dal presupposto che nessuno nasce con una personalità integrata. Il trauma infantile, inoltre, interrompe il processo di fusione degli Stati dell’Io. Come risultato abbiamo la formazione di una parte distinta, contenente il trauma, separata dalla personalità principale e vari livelli di gravità.
Nell’infanzia, quando non si ha la capacità integrativa di affrontare un evento traumatico, spesso si verifica la Dissociazione Strutturale: i confini di uno Stato dell’Io diventano rigidi e impenetrabili, incapaci di fondersi con gli altri, rendendolo una parte Dissociata. La Divisione Strutturale più elementare è quella tra la “Parte Emotiva della Personalità” (EP) e la “Parte Apparentemente Normale della Personalità” (ANP).
Parti Emotive della Personalità (EP)
Le Parti Emotive (EP) sono le parti che contengono il materiale traumatico: ricordi traumatici, credenze e percezioni interiorizzate, risposte apprese, ecc.
Queste parti – dedicate alla difesa – rimangono radicate nel trauma, spesso anche rievocandolo, e sono focalizzate su una gamma ristretta di indicazioni rilevanti per il trauma.
Parti Apparentemente Normali della Personalità (ANP)
Le ANP (Parti Apparente Normali) sono le parti razionali, orientate al presente (ma ancorate al passato dell’individuo) che gestiscono la vita quotidiana. Tuttavia, l’apparenza normalità dell’ANP è tradita dall’intrusione periodica dell’EP. Ogni qualvolta che una Parte Emotiva spunta, la Parte Apparente Normale può rappresentare solo una parte della personalità. Ad esempio: una persona può essere percepita come un individuo relativamente normale nel suo comportamento, ma può anche mostrare segni di ansia e rigidità, caratteristiche della Parte Apparentemente Normale della sua personalità.
Inoltre, la contrapposizione tra un individuo non traumatizzato e uno traumatizzato, aiuta a comprendere meglio le distinzioni: in un individuo non traumatizzato, la parte apparentemente normale (ANP) gestisce la vita quotidiana senza intrusioni dalle parti emotive (EP), mentre in un individuo traumatizzato, la normalità dell’ANP può essere interrotta a intermittenza dall’intrusione delle EP, con conseguenti cambiamenti visibili nel comportamento o nell’atteggiamento.
PTSD nel disturbo dissociativo dell’identità
Il PTSD può indurre persino la perdita di memoria, in quanto una componente delle esperienze traumatiche comporta la rimozione dei ricordi. Questa perdita di memoria, o amnesia, è una caratteristica del Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID). È fondamentale che i clinici prestino attenzione a lacune significative come l’amnesia nel momento presente. È importante altresì distinguere tra Distanziamento e Dissociazione Strutturale: gli individui che distanziano possono sperimentare ore di tempo non contabilizzato perché sono mentalmente assenti e non sono impegnati in alcuna attività; un tipo di amnesia che indica una completa mancanza di presenza. D’altra parte, la DID crea un’amnesia in cui una parte del Sé è consapevole mentre un’altra parte non lo è. I medici dovrebbero affrontare i casi sospetti di DID con cautela, lasciando che la condizione si riveli gradualmente piuttosto che affrettare la diagnosi. Ogni passo deve essere affrontato con attenzione, poiché i pazienti in queste situazioni possono essere molto vulnerabili.
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