DALLA RESISTENZA ALLA COMPRENSIONE
APPROCCI PSICOTERAPEUTICI INTEGRATI CON PAZIENTI TRAUMATIZZATI DIFFICILI
Un gran numero di pazienti con traumi cronici esperisce crisi, angoscia, disregolazio- ne e confusione che si protraggono nel tempo e che possono essere trasmesse al terapeuta. Questi pazienti fanno spesso uso di strategie di difesa e di attaccamento disorganizzato che rendono difficile la stabilità della relazione terapeutica. Non sem- pre i clinici rispondono al meglio quando si trovano ad affrontare, ad esempio, la furia umiliata, la dissociazione profonda e il diniego, le richieste e i bisogni, la regressione, le pretese, il sadomasochismo, la sofferenza insopportabile e il senso di solitudine, il senso di vuoto e l’insensibilità, l’evitamento e i silenzi estremi, e le condotte di auto- lesionismo e suicidalità intense dei pazienti. Anche i terapeuti esperti possono venire travolti e avere difficoltà a rimanere saldi, presenti ed efficienti con i pazienti più diffici- li. La presentazione tratterà degli approcci integrati ai pazienti altamente “resistenti”. Esploreremo la natura protettiva della resistenza, in particolare con chi, per sfuggire alle esperienze interiori e alle difficoltà relazionali, ha sviluppato persistenti strategie connesse alla personalità. Esamineremo diversi tipi di resistenza e i vari approcci per farvi fronte. Prenderemo inoltre in considerazione le strategie per “unirsi alla resisten- za” con il paziente, spingendolo a diventare insieme a noi terapeuti un partecipante- osservatore nello sviluppo congiunto di un approccio mentalizzante ai comportamenti “resistenti”. Il ricorso a una forma particolare di attaccamento collaborativo, anziché accudente, supporta regolazione e mentalizzazione. Si tratta di abilità essenziali ne- cessarie affinché il paziente sia coinvolto nel duro lavoro della comprensione: che il trauma c’è stato, che ora si è concluso, e che credenze radicate e strategie emotive e di attaccamento possono trasformarsi in modi di essere più efficaci e significativi, in tutta sicurezza. Infine, esamineremo le difficoltà di continuare il nostro coinvolgimento relazionale con tali pazienti, attenti alle nostre difese ma non immersi in esse.