Trauma, Attaccamento
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In questa fase storica, la Ricerca nell’ambito dell’Attaccamento, del Trauma, del funzionamento della mente e del cervello umano sembra avere un’importanza fondamentale per la sorte di miliardi di persone. Ogni anno centinaia di studi portano alla luce nuove interessanti scoperte e nuovi approfondimenti che svelano lentamente nuove strade da percorrere per aiutare le persone a superare problemi complessi legati ai Traumi Psicologici e ad esperienze precoci molto negative. Il Congresso Attaccamento e Trauma dopo le passate edizioni che hanno visto la partecipazione di oltre 2.000 partecipanti provenienti da più di 40 Paesi, si pone come obiettivo quello di riunire i massimi Esperti mondiali nell’ambito dell’Attaccamento, del Trauma, della Neurofisiologia, della Mindfulness e della Psicoterapia per poter comprendere a fondo i sottili legami tra esperienze di vita, predisposizione genetica, relazioni e compassione, in modo da poter creare nella pratica clinica le condizioni necessarie per chi soffre a superare i propri problemi. Durante questa edizione del Congresso sarà possibile fare trenta minuti di domande ad ogni singolo Relatore e sessanta minuti di domande durante le Tavole Rotonde. Il Congresso Attaccamento e Trauma costituisce un’occasione imperdibile per poter conoscere dal vivo coloro che stanno cambiando il panorama della Psicoterapia mondiale e della Salute Mentale e la loro vastissima conoscenza.
LO SVILUPPO DEL CERVELLO DESTRO NEL CORSO DELLA VITA: QUAL E’ IL RUOLO DELL’AMORE IN QUESTO PROCESSO
Si interpreterà dalla prospettiva della teoria della regolazione un significativo numero di studi di neuroimaging sull’amore in età infantile e in età adulta, al fine di approfon- dire la nostra comprensione delle origini dell’attaccamento nel cervello destro e dei meccanismi psiconeurobiologici sottostanti relativi alla capacità di formare e mante- nere legami emotivi forti di amore reciproco.
Dopo aver introdotto il tema e fornito le basi, si tratterà dei recenti studi di neuroi- maging dell’età evolutiva sull’influenza dell’amore materno nell’infante e delle con- cettualizzazioni dell’amore materno, un modello della comparsa iniziale dell’amore reciproco a 2/3 mesi, e poi dello stato attuale della neuroradiologia dell’adulto e delle concettualizzazioni dell’amore adulto. Nella sezione finale, si integreranno le ricerche e i dati clinici per modellare la neuroanatomia, la neuropsicologia e la neuropsicoana- lisi di questo marker fondamentale di ciò che significa essere umani.
LE EMOZIONI IN AZIONE: REGOLAZIONE E RICONOSCIMENTO DELLE EMOZIONI IN GIOVANI VITTIME DI TRAUMI E TRASCURATEZZA.
Secondo una prospettiva ampiamente condivisa, l’esperienza di una data emozi- one e l’espressione della stessa rappresentano due processi distinti e separati. Io propongo una visione alternativa: il comportamento connesso con un’emozi- one specifica fa parte dell’emozione stessa. La mia relazione presenterà e illus- trerà i recenti studi neuroscientifici che mostrano il collegamento tra esperienza ed espressione delle emozioni. Inoltre, presenterò le recenti ricerche empiriche sull’impatto che trauma e trascuratezza hanno su regolazione e riconoscimento delle emozioni in bambini e giovani adolescenti.
RELAZIONALITÀ COME IMPERATIVO BIOLOGICO: COMPRENDERE LE CONSEGUENZE DI TRAUMA, ABUSO, STRESS CRONICO ATTRAVERSO LA LENTE DELLA TEORIA POLIVAGALE.
La Teoria polivagale amplia la nostra comprensione dei comportamenti normali e atipici, della salute mentale e dei disturbi psichiatrici. Integrando una prospet- tiva dello sviluppo, la Teoria polivagale illustra come la maturazione del sistema nervoso autonomo forma la “piattaforma” neurale sulla cui base poggiano il com- portamento sociale e lo sviluppo di relazioni fiduciose. Spiega inoltre in che modo reazioni al pericolo e alle minacce per la vita, ed esperienze di abuso e trauma, possono regolare il nostro sistema nervoso affinché rispondiamo ad amici, care- giver e insegnanti come se fossero dei predatori. La teoria potrebbe risultare di aiuto ai professionisti nel distinguere le caratteristiche contestuali che azionano le difese da coloro che sono fonte di calma e di sostegno al coinvolgimento sociale spontaneo.
GLI EFFETTI DEL TRAUMA POSSONO TRASMETTERSI ALLA GENERAZIONE SUCCESSIVA?
Recenti progressi in biologia molecolare, genomica ed epigenomica hanno ora offerto nuovi paradigmi per comprendere gli effetti a lungo termine dello stress. La presentazione sarà centrata sulla trasmissione intergenerazionale di un effetto dello stress particolarmente duraturo, il trauma. La maggior parte della ricerca è stata condotta su figli adulti di genitori sopravvissuti all’olocausto, ma è stata ora generalizzata per includere altri tipi di persone nate da sopravvissuti a un trauma, come i bambini nati da donne che, in loro attesa, si trovavano al World Trade Center durante l’attacco dell’11 settembre. La ricerca si è dunque evoluta per spiegare il contributo delle esperienze ambientali precoci, incluse le
cure genitoriali, sui meccanismi molecolari e genomici altamente conservati. Di per sé questi cambiamenti non sono sinonimo di patologia ma offrono un pa- radigma per comprendere gli effetti a lungo termine di eventi profondamente importanti. Il lavoro ha già condotto a una migliore comprensione dei fattori di rischio biologico per il DSPT e dei predittori di esito in risposta a un trauma.
LA NEUROBIOLOGIA DELLA GUARIGIONE. UNA STRUTTURA PER SUPERARE L’ISOLAMENTO E ATTUARE UN INTERVENTO TRASFORMATIVO NELL’AEDP.
L’AEDP (Accelerated Experiential Dynamic Psychotherapy) presenta quattro aspet- ti fondamentali che le consentono di poter attuare in maniera affidabile un
lavoro trasformazionale e di trasformare la sofferenza in crescita: (I) un orientamen- to alla guarigione e la convinzione, supportata dalla neurobiologia e dai
recenti progressi nell’ambito della neuroplasticità, che siamo organismi con insi- ta una capacità di self-righting e una tendenza motivazionale innata verso salute, guarigione e crescita che, negli ambienti giusti, può essere potenziata nell’azione clinica; (II) il superamento dell’isolamento che le persone sperimentano di fronte ad esperienze emotive travolgenti, per mezzo di una posizione terapeutica basata sull’attaccamento e di tecniche di regolazione affettiva diadica; (III) una mobilitazio- ne dei sistemi affettivi sottocorticali specializzati nell’adattamento ai cambiamen- ti ambientali, attuata trasformando rapidamente il comportamento con interventi esperienziali e un lavoro trasformazionale con le emozioni intense; e (IV) le tecniche di elaborazione metaterapeutica in cui, intervenendo a livello esperienziale con l’e- sperienza della trasformazione e le emozioni positive associate invariabilmente con i momenti di cambiamento in meglio, si attivano sistematicamente delle infinite spirali ascendenti di emozioni positive. Le emozioni positive che alimentano il Sé con energia e vitalità sono i veicoli che, in effetti, rimodellano il cervello. L’AEDP dà particolare importanza alla co-creazione di sicurezza: accompagnati, i pazienti possono correre il rischio di rivisitare traumi e sofferenze passati. Guarigione e neu- roplasticità sono avviate esperendo pienamente emozioni prima temute all’interno di una relazione sicura e mediante un’attenzione esplicita, gentile ma focalizza- ta, all’esperienza della guarigione entro la relazione paziente-terapeuta. Elaboran- do completamente le perienze emotive sia traumatiche sia riparative, il processo dell’AEDP culmina in vitalità, energia e nelle spirali infinite, alimentate dalle emozioni positive, di resilienza, benessere e creatività così tanto correlate con la salute. Per spiegare in che modo la sofferenza emotiva possa essere non soltanto attenuata ma trasformata, in maniera sistematica e affidabile, in resilienza, crescita e benes- sere, si farà uso di registrazioni audiovisive dell’AEDP in azione.
LA TERAPIA FOCALIZZATA SULLA COMPASSIONE, I BLOCCHI DI PAURA E LA RESISTENZA ALLA COMPASSIONE.
La presentazione delineerà brevemente la natura della compassione e di come si ricorra a questa negli interventi terapeutici e nel cambiamento personale .Nelle fasi iniziali di sviluppo della Terapia focalizzata sulla compassione (TFC), divenne tuttavia chiaro che molte persone mostravano una resistenza considerevole sia all’idea che ai sentimenti di compassione. Illustreremo parte della ricerca con- dotta sulla paura della compassione insieme con i metodi attraverso i quali i terapeuti possono lavorare con queste difficoltà. La TFC si avvale degli interventi basati sull’esposizione e, pertanto, è centrale facilitare le persone ad accrescere le proprie capacità di vivere e tollerare le emozioni affiliative.
IL FENOMENO GLOBALE E SEMPRE PIÙ DIFFUSO DELLA MINDFULNESS: IL SUO SIGNIFICATO, LA SUA PREMESSA E I SUOI PERICOLI.
Una conversazione via web con Alessandro Carmelita e il pubblico presente alla conferenza. In questa analisi congiunta con Alessandro Carmelita, Jon Kabat Zinn illustrerà l’interesse diffuso e in rapida crescita nella mindfulness e nella sua effettiva pratica coltivata in tutto il mondo, ed esaminerà come si sono avuti que- sti profondi cambiamenti culturali e cosa ciò potrebbe significare per i parteci- panti alla Conferenza internazionale. Kabat Zinn metterà inoltre in risalto le radici della MBSR e di altri interventi basati sulla mindfulness nel dharma, in particola- re nelle tradizioni Chan/Zen e Theravada, e l’emergere e il graduale fiorire della mindfulness negli ultimi quarant’anni in queste e altre forme in ambito medico, sanitario e psicologico (e attualmente in istruzione, mondo imprenditoriale, go- verno, giustizia criminale, diritto, sport professionali, nonché in ambito militare). Evidenzierà poi il potenziale impatto considerevole del training nella mindfulness quale iniziativa di salute pubblica finalizzata a coltivare salute e benessere mag- giori, chiarezza e saggezza, e altruismo e gentilezza sia nell’individuo sia nella società e, in definitiva, a livello globale. Nella nostra conversazione ne evidenzie- remo le radici etiche che affondano nelle tradizioni dharma di origine, e così pure in ambito medico, e discuteremo dei potenziali pericoli dell’eccessiva popolarità e commercializzazione della mindfulness, separata da una pratica profonda e dalle sue fondamenta etiche e forse ridotta a mero concetto (mal interpretato), anziché essere compresa come un invito permanente a riconoscere e incarnare quanto c’è di più profondo e migliore nell’umanità intera e dentro ciascuno di noi, individualmente.
UNA MALATTIA DELL’ANIMA: COMPRENSIONE E TRATTAMENTO DELLA VERGOGNA CRONICA.
Di frequente, la vergogna cronica sta alla base degli impasse, della resistenza e del distacco relazionale in psicoterapia. Si tratta di un fattore importante in com- portamenti pacificatori continui, rivittimizzazione, collera, autolesionismo, abuso di sostanze, isolamento, dissociazione, e molto altro. Abuso e trascuratezza su- biti durante l’infanzia costituiscono fattori di rischio per la vergogna cronica, ed essa è un mediatore importante tra abuso infantile e psicopatologia adulta, ad esempio, la dissociazione. Per sua propria natura, la vergogna è quasi sempre nascosta agli altri, terapeuta incluso. La vergogna è rivissuta allo stesso modo di un ricordo traumatico, con sintomi di intrusione, evitamento ed arousal, e occorre dunque approcciarla con attenzione entro la finestra di tolleranza del paziente. Nel corso della terapia, il terapeuta e anche il paziente evitano spesso la vergo- gna e, una volta riconosciuta, cercano entrambi di sradicarla il più velocemente possibile. Tuttavia, l’approccio terapeutico a tutte le altre emozioni è in primo luo- go di accettarle con compassione e comprensione, non di eliminarle. Lo stesso dovrebbe accadere anche con la vergogna. I terapeuti hanno spesso l’impres- sione di non possedere abilità sufficienti per far fronte a questo sentimento con efficacia, in quanto esso è molto potente, incorporato, e causa di alienazione e distacco. Spesso, in effetti, parlare della vergogna non è efficace perché la sua fisiologia comporta una perdita temporanea di capacità cognitive e verbali. Ana- lizzeremo le varie funzioni della vergogna e le sue dinamiche interiori nei modelli operativi interni e nelle parti dissociate del sé. Si tratterà di come un’integrazione degli interventi top-down e bottom-up può trasformare la vergogna cronica in connessione relazionale, compassione verso se stessi e competenza, e dei modi per aiutare i pazienti (e i terapeuti) a sviluppare la resilienza di fronte a reazioni di vergogna. E, ancora più importante, esamineremo come essere con la vergo- gna – nostra e dei pazienti – con curiosità e compassione, trovando la maniera per sintonizzarci profondamente con essa, e ripararla, all’interno di uno spazio relazionale.
IL CLIENTE DIFFICILE: COLTIVARE LA RISORSA DEL CORPO ATTRAVERSO LA LENTE DELLA PSICOTERAPIA SENSOMOTORIA.
Postura e movimento costituiscono vie d’accesso dirette al potenziale dei nostri clienti e a ciò che li trattiene dal realizzarlo. Ma i terapeuti sono spesso preoccupati che i clienti siano eccessivamente destabilizzati, dissociati, con la fobia del corpo, bassi livelli di funzionamento o comunque con un altro tipo di difficoltà che renda loro una sfida beneficiare della Psicoterapia corporea. Ciononostante, questo tipo di soggetti potrebbe coincidere esattamente con quello che ha da guadagnare il massimo da un approccio somatico. Un primo vantaggio del lavoro somatico risiede nel fatto che i movimenti e la postura del cliente possono essere osservati e affrontati direttamente e oggettivamente nella pratica clinica. Tuttavia, i cosid- detti clienti “difficili” o “impossibili” potrebbero considerare gli interventi somatici dei fattori scatenanti, generatori d’ansia, vergognosi, sgradevoli o una perdita di tempo. È possibile, poi, che alcuni soggetti siano in apprensione per il timore di dover eseguire movimenti che li farebbero sentire a disagio, strani o “sciocchi”. Può darsi che gli stessi terapeuti possano essere nervosi nell’invitare i clienti a es- sere consapevoli del proprio corpo, cambiare postura o esplorare il movimento. Di frequente, poi, né i pazienti né i terapeuti comprendono la saggezza originale delle vecchie tendenze all’azione fisica o come modificarle per rispondere in maniera più adattiva alle circostanze attuali. La presentazione sarà centrata sulle difficoltà, i rischi e le ricompense che derivano dall’integrazione del corpo nella pratica clinica con clienti “resistenti” o comunque “difficili”, inclusi i soggetti affetti da un disturbo dissociativo, dipendenze, con ripetute ospedalizzazioni, e quelli che sono scettici nei confronti della Psicoterapia corporea. Si darà inoltre risalto ai principi fondanti spirituali e filosofici sottostanti alla Psicoterapia sensomotoria. Oltre alla tecnica, tali principi definiscono la qualità della relazione terapeutica nel creare un’atmosfera compassionevole propizia all’esplorazione del corpo quale risorsa per la guarigione psicologica.
LA MENTE INCARNATA E RELAZIONALE IN PSICOTERAPIA: LA VISIONE DELLA NEUROBIOLOGIA INTERPERSONALE.
Perché nel campo della salute mentale non esiste praticamente una definizione di “mentale” o di “salute”? Non solo nelle professioni cliniche come la medicina e la psicoterapia,ma anche nel mondo accademico, dalle neuroscienze all’antro- pologia, non esiste una definizione del termine “mente”. In questa presentazione, si discuterà di questa singolare conclusione e si esamineranno nel dettaglio i benefici dell’esplorazione della mente: che cosa è la mente, che cosa sarebbe una mente sana e come i terapeuti possono coltivare una mente sana sulla base delle scoperte scientifiche.
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