Secondo Siegel, il pensiero tradizionale medicalizzato ha condotto gli psicoterapeuti in un vicolo cieco, in cui la mente viene concepita unicamente come proprietà meccanica del cervello. Siegel sostiene che i terapeuti attribuiscono eccessiva importanza alle diagnosi, alla psicofarmacologia e agli “scontri territoriali” in ambito clinico. Secondo le sue ricerche, invece, la mente è un processo che emerge da – per poi tornare a governare – esperienze soggettive, coscienza, elaborazione delle informazioni e relazioni. Il suo strumento terapeutico, la Ruota della Consapevolezza, mostra ai clinici come integrare le esperienze interiori ed esteriori dei loro clienti, aiutandoli a diventare maggiormente consapevoli (mind-full) e a vivere la propria vita in modo mindful.
Comprendere il pensiero di Siegel non implica la necessità di diventare scienziati, né tantomeno esperti di fisica o matematica. Tuttavia, i suoi insegnamenti consentono di sviluppare una concezione scientifica del comportamento, dell’umore e delle relazioni. L’obiettivo di Siegel non è quello di portare i terapeuti ad abbandonare teorie e tecniche predilette a favore della Neurobiologia Interpersonale: i concetti da lui illustrati puntano, invece, a spiegare come utilizzare principi e metodi appartenenti alla sfera della Mindfulness e degli approcci somatici per guidare il lavoro terapeutico, a prescindere dagli specifici modelli clinici e dalle tecniche utilizzate.
La differenziazione e l’integrazione sono alcuni dei concetti maggiormente presenti nel lavoro di Siegel. Man mano che i centri neurali dei clienti maturano e creano nuove interconnessioni attraverso l’applicazione dei cosiddetti “Nove Domini dell’Integrazione“, i clinici possono facilitarne la crescita, aiutandoli a sviluppare una piena consapevolezza di sé e una maggiore apertura alle relazioni. Siegel insegna, inoltre, come aiutare i clienti a superare esperienze invalidanti e narrazioni interiori relative alla schizofrenia, al disturbo bipolare e al trauma, che incidono su quelle che definisce come relazioni all’interno del Sé (within-ness) e tra il Sé e l’altro (between-ness). Nel corso di tale processo, i terapeuti possono supportare i propri clienti nella creazione di sistemi interiori e relazionali più efficaci.
Per trarre pieno beneficio da questo modello di trattamento pionieristico, i clinici potrebbero dover (ma probabilmente vorranno) riguardare quest’intervista più volte. Proprio come il suo ideatore appassionato e la connessione cervello-mente da lui tanto ammirata, la Neurobiologia Interpersonale è incredibilmente complessa e, allo stesso tempo, elegantemente semplice, clinicamente chiara e molto utile.
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